Carne da Cavallo

di Mercuzio
La Sicilia
Marzo 2006

Animale scaturito dalle tenebre del mondo ctonio sotterraneo – emerso galoppando dalle viscere della terra – il cavallo archetipico rappresenta per l’umanità un simbolo di morte (legato al fuoco che distrugge e trionfa) e di Vita (al pari dell’acqua. che nutre a e annega, anche). Considerato dagli psicoanalisti iunghiani come simbolo dello psichismo inconscio; ricondotto dunque all’archetipo della “Madre, memoria del mondo” o a quello del tempo perché “collegato ai grandi orologi naturali”. Simbolo, ancora, della “impetuosità del desiderio” il cavallo nell’inconscio collettivo dell’umanità rappresenta una forza da temere e da ammirare.
Sul non ancora indagato rapporto che la Città di Catania intrattiene con questo animale uno spettacolo come “Carne da cavallo” – andato in scena presso ZO Centro Culture Contemporanee lo scorso 3 marzo – cerca di gettare un fascio di luce attraverso il
coinvolgimento di un nutrito numero d‘artisti (raggruppati sotto la Sigla Improvvisatore Involontario) ed applicando un approccio che diremmo intermediale. Partendo dalla constatazione che in vaste aree sottoproletarie della Città l‘animale equino e, oggi che è cessata la sua funzione di mezzo di locomozione a fini lavorativi, oggetto di desiderio per Via delle competizioni (clandestine) che lo vedono protagonista; nonché per la sua funzione di status simbol. Cominciando a ragionare su questo dunque. Biagio Guerrera – che ha curato la regia – Francesco Cusa – che ha condotto i musicisti, che non possiamo contare per ragioni di spazio: Raffaella Piccolo (Visuals), nonché Paolo
Sorge e Carlo Natoli (per le composizioni) hanno immaginato un cammino di suoni, immagini e parole percorso da un Cavallo che mostra agli spettatori l’amore e la crudeltà di cui viene, al contempo, fatto oggetto. Sin dalle prime mosse, infatti, scorre sullo schermo un prezioso film in bianco e nero (della fine degli anni ’50) realizzato dal cineasta francese Georges Franju. “Le sang des bètes”. che ci fa vedere con “asettica” spietatezza – che cosa avviene in un macello per cavalli. La musica che accompagna il film (e poi tutto lo spettacolo) è diretta imperiosamente da Cusa (batterista ben noto sulla scena nazionale) ma risulterà ai nostri orecchi – nel suo tentativo di scuotere – troppo “rumorista”, Biagio Guerrera leggerà poi una bellissima poesia di Josip Brodskij – “Cavallo nero”,  – mentre due artisti, ai due lati della scena, dipingeranno immagini di cavalli. Un ulteriore filmato, alla fine del lavoro, mostrerà i ‘fucuni’ su cui durante la festa di Sant’Agata vengono arrostiti innumerevoli fette di carne di cavallo, perché nella ancor greca Catania i fumi delle carni arrosto vengono innanzitutto offerti agli dei: e l’animale cavallo poi fatto “proprio”. Spettacolo che ha avuto una sua prosecuzione “Situazionista” nell‘attigua Sala Grigia.Came da cavallo ha il merito di aver fatto vedere alla città la relazione, non ancora indagata, che essa intrattiene con il cavallo. Mentre ha incontrato il suo limite in una immaturità compositiva, giustificabile però, dato che si tratta di un work in progress.

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